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* APPELLO
dopo l'incontro di Roma del 6 e 7 marzo 2010


* Sintesi delle proposte emerse

Per problemi organizzativi Responsabilità Civile non sarà a Firenze a Terra Futura.
Presto il prossimo appuntamento.


venerdì 16 aprile 2010

UN ALTRO PAESE E' POSSIBILE, FORSE, SENZA QUESTA CLASSE DIRIGENTE

Cari amici vi segnalo questo mio articolo pubblicato sull'Unità del 7 aprile in cui ho provato a declinare alcune necessità di ricambio, di democrazia, di partecipazione perchè la politica, ma in particolare il PD potesse uscire dall’attuale crisi profonda.



Caro Direttore,


leggendo la sua intervista a Nadia Urbinati mi sono tornati in mente i luoghi della mia militanza politica in Romagna e, di botto, una marea di ragionamenti: ricambio generazionale, meritocrazia, coerenza, etica, luoghi di partecipazione reale, linea politica chiara e condivisa, ecc.
Ragionamenti che da anni faccio con militanti e dirigenti del PD, ma che ancora non hanno piena cittadinanza nel Partito. 


Il cambio generazionale che ancora stenta, è un “ricambio epocale”.

Gran parte dei dirigenti del PD, come anche di altri partiti e organizzazioni della sinistra, sono nati negli anni 40 e 50. Sono figli del boom demografico e del ’68, hanno avuto la possibilità di raggiungere posti di responsabilità da giovani e hanno, nel proprio passato, periodi importanti di conquiste politiche e sociali.

Ma da almeno tre decenni sono ancorati a quelle esperienze, a quella visione del mondo e, anche, a posizioni di potere difese ad oltranza. 


Così hanno bloccato la generazione successiva, quella degli anni 60 e 70 che invece, nelle poche occasioni in cui riesce a cimentarsi, dimostra spesso adeguatezza ai nostri giorni. 


Lo dicono i casi di Venezia, Lecco, Lodi, Montebelluna ma anche dell’Umbria, di Firenze, della Toscana.
Occorre un ricambio generazionale che non sia cooptare giovani senza alcuna esperienza e senza una storia politica di militanza alle spalle, solo perché fedeli al vecchio “potente” e alla sua cordata.
Atteggiamenti come questo hanno creato gruppi di potere trasversali, scollegati da qualsiasi linea politica e attenti all’occupazione d’ogni postazione di potere che li garantisse. 
Né sono servite le sonore sconfitte degli ultimi venti anni: i gruppi dirigenti così costruiti si sono sempre auto assolti sgretolando qualsiasi forma d’identità del partito. 


Ma il ricambio epocale di cui ha bisogno il PD da solo non basta.

Occorre riempire i luoghi della partecipazione politica e della militanza, oggi scatole vuote. Perché un militante del PD dovrebbe organizzare volantinaggi e iniziative pubbliche se, poi, gli spazi dove contribuire ad assumere un orientamento politico non sono reali.

Le analisi e ancor più le decisioni si prendono in altri luoghi, molto riservati e senza controllo popolare. Così può capitare, ad esempio, che mentre scendi in piazza in difesa dell’acqua come bene pubblico, i tuoi dirigenti comunali avviano le privatizzazioni.

Oppure mentre parli d’etica vengono candidati personaggi impresentabili o ancora, mentre ci si impegna contro la precarietà alcuni senatori presentano proposte del PD che affossano i diritti dei padri e condannano a precarietà certa i figli.


I militanti e gli iscritti hanno il diritto di essere consultati e di decidere, votando, su temi di linea politica importanti su cui i gruppi dirigenti non riescono a trovare una sintesi condivisa. 
Devono poter decidere chi sono i loro candidati e devono poter pretendere che chi si candida o assume responsabilità di partito, abbia competenze sufficienti.


I militanti devono avere luoghi in cui sistematicamente dialogare con i dirigenti, e devono poter essere ascoltati da sindaci, assessori o deputati se devono porre problemi che interessano i cittadini. 


Il codice etico deve essere vincolante e, ad esempio, deve prevedere: una rotazione certa dopo massimo due mandati per tutti i tipi d’incarico; l’eliminazione di qualsiasi forma di doppio o triplo incarico; la sospensione per gli inquisiti e l’espulsione per i condannati.


Tutto ciò è alla base della vittoria della Lega se Bossi anche nel commento poco dopo il voto ha sentito il bisogno di dire che la Lega è coerente, che solo chi lavora fa carriera e che i giovani meritevoli da loro hanno spazio mentre negli altri partiti sono bloccati. 


Il PD potrebbe lanciare una campagna per l’applicazione dell’Art. 49 della costituzione ed essere realmente il punto di riferimento di un nuovo modello di politica e di un nuovo progetto per il nostro Paese basato sulla coesione sociale e sullo sviluppo sostenibile, etico e solidale. Un nuovo modello realmente alternativo all’attuale società votata allo scontro permanente imposto dal Berlusconismo.

Un Paese capace di fare buone mediazioni tra interessi e tra gruppi sociali diversi, come nelle migliori tradizioni del PCI e della DC. 


Un Paese possibile, forse, senza l’attuale classe dirigente.

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