documenti

* APPELLO
dopo l'incontro di Roma del 6 e 7 marzo 2010


* Sintesi delle proposte emerse

Per problemi organizzativi Responsabilità Civile non sarà a Firenze a Terra Futura.
Presto il prossimo appuntamento.


sabato 17 aprile 2010

PROPOSTE PER IL CODICE DEI COMPORTAMENTI DELLA BUONA POLITICA

Nei comportamenti della politica sono diventate desuete o hanno perso di valore molte parole che dovrebbero essere alla base di un corretto vivere civile e di un rapporto trasparente tra rappresentanti e rappresentati che fanno parte della stessa comunità, sia essa un partito, un circolo, un comune o l’intero stato.

Vogliamo provare a rivitalizzare e riempire queste parole dandogli una concretezza e un senso, facendole diventare i simboli dei comportamenti da tenere in politica.

ONESTA’:

· Chiunque ricopre cariche pubbliche anche su nomina di partiti, organizzazioni economiche o sociali, se condannato in primo grado per reati gravi, esclusi quelli d’opinione, deve dimettersi.

· Chiunque sia stato condannato in primo grado per reati gravi, esclusi quelli d’opinione, non può essere candidato.

· Chi ricopre incarichi di rappresentanza per partiti politici od organizzazioni di rappresentanza economica e sociale se indagato per reati gravi, esclusi quelli d’opinione, deve autosospendersi fino all’archiviazione o alla sentenza di primo grado.

· Vanno introdotte forme di controllo degli atti delle amministrazioni pubbliche locali.

· Per evitare che il controllato nomini il controllore o eserciti su di lui pericolose pressioni, ogni organizzazione di rappresentanza politica, economica e sociale deve avere organi di controllo amministrativo e ispettivo autonomi, super partes e di provata competenza e mai di nomina o eletti su proposta degli esecutivi di tali organizzazioni, ne da questi retribuiti.

· I codici etici devono essere obbligatori, vincolanti, regolati sulla base di riferimenti di legge e devono prevedere sanzioni proporzionali alle mancanze accertate.

DEMOCRAZIA:

· In tutte le organizzazioni politiche e di rappresentanza economica e sociale, a qualsiasi livello, le decisioni si prendono a scrutinio segreto.

· Non si possono trascinare per mesi, o addirittura anni, discussioni su temi politici rilevanti

senza che si facciano mediazioni condivise e senza organismi in cui si vota e si decide sulla base di proposte differenti.

· Va introdotta a livello nazionale e nelle Regioni la forma del Referendum propositivo da tenersi sempre assieme alle altre consultazioni di carattere nazionale o regionale.

· Le primarie vanno rese obbligatorie per alcuni tipi di incarichi. Contemporaneamente va chiesta una regolazione per legge istituendo registri specifici.

· In ogni ambito elettivo, sia pubblico sia legato alla vita interna di partiti ed organizzazioni di rappresentanza economica e sociale, va introdotta la preferenza unica.

· Salvo i casi d’accorpamenti o trasformazioni democraticamente decise, gli eletti nelle formazioni politiche che cambiano partito si dimettono dall’incarico o dalla funzione in cui sono stati eletti o delegati.

· Vanno introdotti “misuratori” pubblici della effettiva rappresentatività di tutte le organizzazioni di rappresentanza economica e sociale.

· La coesione sociale è un bene primario e per questo tutti gli atti pubblici o le proposte delle parti sociali che incontrano una maggioranza superiore ai due terzi avranno corsie preferenziali per la loro discussione ed eventuale approvazione sia a livello nazionale sia locale.

· Partendo da capacità e curriculum, bisogna garantire un’equa rappresentatività negli organismi direttivi, nonché tra i candidati alle elezioni a qualsiasi livello, di donne, giovani e migranti.

PARTECIPAZIONE:

· Nei partiti e nelle organizzazioni di rappresentanza economica e sociale, sulle materie definite nel codice etico e su tutti i temi in cui non vi è una maggioranza dei due terzi, almeno una volta l’anno si consultano gli iscritti, con il voto su ipotesi alternative.

· Con una raccolta di firme, di cui entità e modalità sono definite nel codice etico, gli iscritti a partiti e organizzazioni di rappresentanza economica e sociale possono indire specifici referendum sia consultivi sia propositivi.

· Le segreterie comunali e provinciali dei partiti sono composte per due terzi dai coordinatori di circolo o da una rappresentanza di essi.

· I circoli di base e tematici devono avere risorse per funzionare, diversamente è messa in discussione, in partenza, la capacità di diffusione sul territorio del partito ed una sua reale capacità di ascolto e di interlocuzione di base. Il 50% delle risorse raccolte dal tesseramento e dai rimborsi elettorali in capo ad ogni collegio elettorale devono essere assegnate ai circoli in base alla loro diffusione.

· I candidati a responsabilità di partito o istituzionali devono essere eletti dagli iscritti sulla base di una rosa di autocandidature e non su proposta degli esecutivi in carica.

· Per i ruoli apicali (Segretario regionale o nazionale, Sindaco, Presidente di provincia o regione, parlamentare, …) vanno indette le primarie. Per gli altri ruoli politici e per le cariche delle organizzazioni di massa avere un voto nei congressi o negli organismi direttivi su una rosa di autocandidature.

MERITOCRAZIA;

· Per evitare sbarramenti e favorire il ricambio, ogni tipo d’incarico di partito, istituzionale, pubblico o di rappresentanza di carattere elettivo o su nomina di partiti, organizzazioni economiche o sociali deve prevedere una rotazione obbligatoria dopo due mandati e per massimo 10 anni.

· Gli statuti devono prevedere l’incompatibilità per doppi o tripli incarichi e sanzionare comportamenti non coerenti.

· Di norma chi ricopre un ruolo istituzionale elettivo prima di candidarsi ad altri incarichi istituzionali finisce il mandato ricevuto dagli elettori.

· Chi si candida in un ruolo istituzionale, prima si dimette dagli incarichi che già ricopre.

· Nella determinazione degli incarichi di qualsiasi livello di responsabilità, si valuterà come prioritaria nella selezione, il curriculum, formativo, lavorativo e politico. In tale prassi verrà data priorità a chi abbia già avuto responsabilità dirette per più tempo o acquisito competenze specifiche nell’area di lavoro da assegnare o a chi ha raggiunto risultati oggettivi nello stesso livello di responsabilità (nazionale, regionale, provinciale, comunale di zona) o al livello immediatamente inferiore.

· Negli enti e società di gestione controllati dal pubblico non vanno nominati politici ma persone competenti.

Inviateci proposte, consigli, segnalazioni ed aiutateci a costruire assieme il

CODICE DEI COMPORTAMENTI DELLA BUONA POLITICA

che poi verrà votato da tutti gli interessati attraverso internet


Il wiki: oltre.pbworks.com
E-mail:
andiamooltre@gmail.com

Per dare la propria disponibilità sul progetto sentirmi@liebero.it (Davide Imola)

danieledinunzio@gmail.com (Daniele Di Nunzio)

venerdì 16 aprile 2010

COSTRUIAMO UN CODICE DEI COMPORTAMENTI DELLA POLITICA

La frontiera dei comportamenti.

La crisi della politica come strumento di soluzione dei problemi posti dalla società a partire da chi vive le difficoltà maggiori è sotto gli occhi di tutti.

La difficoltà dell’attuale classe dirigente ad interpretare i cambiamenti e le necessità dei singoli individui trovando risposte collettive, responsabili e concrete è un elemento da affrontare.

In questa situazione l’impegno civile e la responsabilità di ognuno di noi diventa fondamentale e non possiamo continuare a fare del nostro meglio, ognuno nel proprio campo d’intervento, senza che ciò abbia il giusto peso negli atti che rendono poi un posto di lavoro, un quartiere, una città, un paese, luoghi migliori e capaci di utilizzare tutte le energie e tutte le sinergie possibili per costruire percorsi virtuosi e risposte efficaci, condivise e volute.

L’attività politica e sociale è un bene comune: è uno strumento indispensabile per supportare l’affermazione individuale attraverso la gestione della vita collettiva così come è uno spazio di espressione fondamentale per ciascuno cittadino. La politica è un bene comune, perché ha un impatto sulla vita di ciascuno e perché è uno strumento nelle mani di ciascuno.

Gran parte dei dirigenti dei partiti e delle grandi organizzazioni economiche e sociali, sono nati negli anni 40 e 50. Sono figli del boom demografico e del ’68, hanno avuto la possibilità di raggiungere posti di responsabilità da giovani e hanno, nel proprio passato, periodi importanti di conquiste politiche e sociali. Ma da almeno tre decenni sono ancorati a quelle esperienze, a quella visione del mondo e, anche, a posizioni di potere difese ad oltranza.

Negli anni si è imposta una logica cosiddetta “di partito” che significa concepire l’azione politica in termini meramente strumentali e individuali. Chi segue una logica “di partito” punta a fare prevalere il proprio gruppo di appartenenza, sia perché questo gruppo rappresenta delle visioni del mondo che non si vuole mettere in discussione (ideologie radicali o riformiste che siano) sia perché, nel peggiore dei casi, il proprio gruppo rappresenta un insieme di interessi personali. Lo stesso ricambio generazionale, laddove è stato proposto, ha seguito questa logica trasformandosi in pura retorica: si sono favorite le cordate invece di alimentare il dibattito, si è alimentato un atteggiamento autoritario e leadirista invece di favorire l’emersione di nuove proposte, si è premiato il servilismo sciocco della cooptazione e non l’impegno, il merito, le competenze. È necessario dunque andare oltre la logica strumentale del partito per affermarne un’altra, capace di restituire il senso profondo dell’azione politica e sociale, capace di rivitalizzare l’elaborazione democratica delle proposte e l’azione collettiva, capace di fare emergere i talenti e i progetti migliori.

Il cambio generazionale che ancora stenta, è un “ricambio epocale”.

Allora che si fa e come?

Sono necessarie idee forti per garantire comportamenti corretti che gli uomini e le donne presenti nei partiti, nei sindacati e in tutte le organizzazioni sociali e di rappresentanza devono tenere.

Servono, ad esempio, proposte convincenti su come applicare finalmente gli Art. 39 e 49 della Costituzione sui comportamenti e le modalità del fare politica, perché il ricambio generazionale di cui hanno bisogno i partiti e le organizzazioni di massa da solo non basta.
I cittadini hanno il diritto di partecipare al massimo all’attività politica e sociale, all’elaborazione delle proposte e alla loro attuazione.

I militanti e gli iscritti hanno il diritto di essere consultati e di decidere, votando, temi importanti di linea politica su cui i gruppi dirigenti non riescono a trovare una sintesi condivisa.
Devono poter decidere chi sono i loro candidati e devono poter pretendere che chi si candida o assume responsabilità di partito o istituzionali, abbia competenze sufficienti e sperimentate.

I militanti devono avere luoghi in cui dialogare sistematicamente con i dirigenti, e devono poter essere ascoltati da sindaci, assessori o deputati se devono porre problemi che interessano i cittadini. Il codice etico deve essere vincolante e, ad esempio, deve prevedere: una rotazione certa dopo massimo due mandati per tutti i tipi d’incarico; l’eliminazione di qualsiasi forma di doppio o triplo incarico; la sospensione per gli inquisiti e l’espulsione per i condannati.

La proposta. È indispensabile valorizzare e formalizzare gli elementi della buona politica.

È ormai evidente come la ricchezza dell’azione politica, il metodo con il quale è condotta e la non esistenza di alcuna distinzione tra il mezzo e il fine dell’azione conferma l’affermazione che la democrazia si persegue solamente attraverso la pratica della democrazia. È necessario favorire il confronto, lo scambio, la contaminazione e la condivisione. Si avverte ormai con forza l’esigenza della diffusione di un metodo condiviso, capace anche di creare una continuità di senso tra i molteplici progetti portati avanti, per riuscire a fare emergere una narrazione collettiva la cui coerenza non è data tanto e solo dagli obiettivi comuni ma anche dal metodo con il quale questi obiettivi sono definiti e perseguiti.

E’ possibile utilizzare le esperienze virtuose dei singoli che fanno politica per passione e per senso civico o che la fanno nei luoghi sociali diffusi sul territorio, diventando dei moltiplicatori di buone pratiche, per far emergere un’alternativa reale ed efficace: nel gestire le politiche migratorie come nel tutelare i lavoratori precari; nel garantire una sanità buona e gratuita, nel gestire pluralmente e correttamente i mezzi d’informazione; nel gestire onestamente e fruttuosamente le imprese, nel sostenere e valorizzare la cultura …

Queste esperienze sono migliaia come migliaia sono le donne e gli uomini che contribuiscono, con il loro esempio, a realizzarle dimostrando ogni giorno che una politica diversa è possibile.

Dobbiamo creare l’opportunità di mettere in rete queste esperienze e di utilizzarle come moltiplicatore diffuso e capillare pretendendo che chi fa politica, chi amministra, chi opera nelle istituzioni o nelle organizzazioni di rappresentanza sociale abbia comportamenti coerenti, corretti, e realmente democratici. Per questo lanciamo una campagna che acquisisca idee e suggerimenti da tutti coloro che vorranno contribuire. Un’energia pulita che può sfociare in una proposta di manifesto per il cambiamento degli statuti e dei codici etici dei partiti fino ad arrivare ad una proposta di legge popolare per l’applicazione dell’Art. 49 della costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” Oggi si sente il vuoto profondo che ha lasciato la mancata applicazione di questo Articolo, come di altre parti, della Costituzione Italiana.

Gli strumenti

Mettiamoci in rete promuovendo un Codice dei Comportamenti della Buona Politica”, attorno ad un’idea diversa di pratica della politica che chiama in causa le responsabilità di ognuno da quelle individuali a quelle collettive. Diventiamo moltiplicatori di quel protagonismo individuale di cui si sente tanto il bisogno e di cui sono presenti segnali visibili sia nella politica, sia tra i movimenti spontanei di cittadini. “Imponiamo” un metodo che consenta di valorizzare il protagonismo individuale e le competenze facendole diventare fattore di ricchezza così che per tutti sia spontaneo e gratificante contribuire a fare una “buona politica”.

Abbiamo cominciato a raccogliere alcuni suggerimenti che vi proponiamo.

Inviateci proposte, consigli, segnalazioni ed aiutateci a costruire assieme il

CODICE DEI COMPORTAMENTI DELLA BUONA POLITICA

che poi verrà votato da tutti gli interessati attraverso internet.

Il wiki: oltre.pbworks.com - E-mail: andiamooltre@gmail.com

Per dare la propria disponibilità sul progetto:

sentirmi@libero.it (Davide Imola) danieledinunzio@gmail.com (Daniele Di Nunzio)

UN ALTRO PAESE E' POSSIBILE, FORSE, SENZA QUESTA CLASSE DIRIGENTE

Cari amici vi segnalo questo mio articolo pubblicato sull'Unità del 7 aprile in cui ho provato a declinare alcune necessità di ricambio, di democrazia, di partecipazione perchè la politica, ma in particolare il PD potesse uscire dall’attuale crisi profonda.



Caro Direttore,


leggendo la sua intervista a Nadia Urbinati mi sono tornati in mente i luoghi della mia militanza politica in Romagna e, di botto, una marea di ragionamenti: ricambio generazionale, meritocrazia, coerenza, etica, luoghi di partecipazione reale, linea politica chiara e condivisa, ecc.
Ragionamenti che da anni faccio con militanti e dirigenti del PD, ma che ancora non hanno piena cittadinanza nel Partito. 


Il cambio generazionale che ancora stenta, è un “ricambio epocale”.

Gran parte dei dirigenti del PD, come anche di altri partiti e organizzazioni della sinistra, sono nati negli anni 40 e 50. Sono figli del boom demografico e del ’68, hanno avuto la possibilità di raggiungere posti di responsabilità da giovani e hanno, nel proprio passato, periodi importanti di conquiste politiche e sociali.

Ma da almeno tre decenni sono ancorati a quelle esperienze, a quella visione del mondo e, anche, a posizioni di potere difese ad oltranza. 


Così hanno bloccato la generazione successiva, quella degli anni 60 e 70 che invece, nelle poche occasioni in cui riesce a cimentarsi, dimostra spesso adeguatezza ai nostri giorni. 


Lo dicono i casi di Venezia, Lecco, Lodi, Montebelluna ma anche dell’Umbria, di Firenze, della Toscana.
Occorre un ricambio generazionale che non sia cooptare giovani senza alcuna esperienza e senza una storia politica di militanza alle spalle, solo perché fedeli al vecchio “potente” e alla sua cordata.
Atteggiamenti come questo hanno creato gruppi di potere trasversali, scollegati da qualsiasi linea politica e attenti all’occupazione d’ogni postazione di potere che li garantisse. 
Né sono servite le sonore sconfitte degli ultimi venti anni: i gruppi dirigenti così costruiti si sono sempre auto assolti sgretolando qualsiasi forma d’identità del partito. 


Ma il ricambio epocale di cui ha bisogno il PD da solo non basta.

Occorre riempire i luoghi della partecipazione politica e della militanza, oggi scatole vuote. Perché un militante del PD dovrebbe organizzare volantinaggi e iniziative pubbliche se, poi, gli spazi dove contribuire ad assumere un orientamento politico non sono reali.

Le analisi e ancor più le decisioni si prendono in altri luoghi, molto riservati e senza controllo popolare. Così può capitare, ad esempio, che mentre scendi in piazza in difesa dell’acqua come bene pubblico, i tuoi dirigenti comunali avviano le privatizzazioni.

Oppure mentre parli d’etica vengono candidati personaggi impresentabili o ancora, mentre ci si impegna contro la precarietà alcuni senatori presentano proposte del PD che affossano i diritti dei padri e condannano a precarietà certa i figli.


I militanti e gli iscritti hanno il diritto di essere consultati e di decidere, votando, su temi di linea politica importanti su cui i gruppi dirigenti non riescono a trovare una sintesi condivisa. 
Devono poter decidere chi sono i loro candidati e devono poter pretendere che chi si candida o assume responsabilità di partito, abbia competenze sufficienti.


I militanti devono avere luoghi in cui sistematicamente dialogare con i dirigenti, e devono poter essere ascoltati da sindaci, assessori o deputati se devono porre problemi che interessano i cittadini. 


Il codice etico deve essere vincolante e, ad esempio, deve prevedere: una rotazione certa dopo massimo due mandati per tutti i tipi d’incarico; l’eliminazione di qualsiasi forma di doppio o triplo incarico; la sospensione per gli inquisiti e l’espulsione per i condannati.


Tutto ciò è alla base della vittoria della Lega se Bossi anche nel commento poco dopo il voto ha sentito il bisogno di dire che la Lega è coerente, che solo chi lavora fa carriera e che i giovani meritevoli da loro hanno spazio mentre negli altri partiti sono bloccati. 


Il PD potrebbe lanciare una campagna per l’applicazione dell’Art. 49 della costituzione ed essere realmente il punto di riferimento di un nuovo modello di politica e di un nuovo progetto per il nostro Paese basato sulla coesione sociale e sullo sviluppo sostenibile, etico e solidale. Un nuovo modello realmente alternativo all’attuale società votata allo scontro permanente imposto dal Berlusconismo.

Un Paese capace di fare buone mediazioni tra interessi e tra gruppi sociali diversi, come nelle migliori tradizioni del PCI e della DC. 


Un Paese possibile, forse, senza l’attuale classe dirigente.